Written by Fondazione Artea

La Fondazione Artea ha presentato a Cuneo “Youth Factor”, il progetto ideato dai giovani… per i giovani

Oltre 200 studenti delle scuole superiori della città hanno partecipato all’evento “Coolture Today” animato dagli interventi di Anna Ascani, Paolo Crepet, Adriano Favole, Lea Cuccaroni ed Ensi

L’intervento della vice presidente della Fondazione Artea, Michela Giuggia

Vogliamo mettere i giovani al centro, per questo abbiamo ideato Youth Factor, un percorso che porterà alla produzione di un nuovo format costruito dai ragazzi per i ragazzi, perché possano essere protagonisti anche in ambito culturale”. Con queste parole la Vicepresidente della Fondazione Artea, Michela Giuggia, ha introdotto i lavori di Coolture Today, il partecipato evento andato in scena nella mattinata di ieri, venerdì 31 gennaio, a Cuneo, presso l’Auditorium Varco. Un incontro tra diverse generazioni, moderato dal Direttore della Fondazione Alessandro Isaia, che ha visto oltre 200 studenti cuneesi interfacciarsi con un parterre di relatori di grande prestigio.

Il talk si è aperto con l’intervento del Viceministro dell’Istruzione Anna Ascani che ha recentemente pubblicato Senza maestri. Storie di una generazione fragile, un libro che racconta il punto di vista della sua generazione, ovvero quella dei nati negli anni ’80. Il titolo, precisa la Viceministra, non è affatto da tradursi in un atteggiamento spocchioso ma in una presa d’atto: “il problema della nostra generazione, che credo sia in fondo anche quello della vostra, è che le precedenti non hanno gli strumenti per capire la società nella quale viviamo. In questo senso siamo senza maestri. Questa mancanza, al di là delle difficoltà che ci pone, è anche una grandissima opportunità perché siamo costretti a diventare punti di riferimento di noi stessi.”

L’invito ad essere coraggiosi, a compiere le scelte più difficili, ad essere liberi, anche disobbedienti, per costruire un mondo migliore è arrivato dal professor Paolo Crepet “Le passate generazioni hanno passato molto più tempo a distruggere che a costruire – ha detto –. Oggi voi dovete costruire e per farlo, dovete osare come ha fatto Ulisse, come Cristoforo Colombo, come Marco Polo, come tutti i grandi. Chi ha paura del diverso? Chi non è riuscito ad esserlo. Dovete avere coraggio per vedere che le cose possono cambiare, ma non ragionate come i computer, fatevi guidare dalle emozioni” ha incalzato ancora, aprendo il proprio cuore agli studenti, il noto psichiatra che ha chiuso il suo appassionato intervento citando le parole di suo padre: “L’unico modo per morire bene, è morire curiosi”.

Successivamente ha preso la parola l’antropologo Adriano Favole che ha incentrato il suo intervento sul tema della cultura, spiegando come oggi tale termine significhi pluralismo, molteplicità, “mille diversi punti di vista” invitando i giovani ad aprirsi a culture diverse e a smettere di pensare che tutto ruoti intorno all’Occidente: “Quanti Michelangelo ci siamo persi non guardando al di là del nostro mondo?”

Inizialmente l’hobby per la fotografia e per i video amatoriali, poi la scoperta del web, dapprima come utente poi da vlogger. Così la giovanissima youtuber Lea Cuccaroni ha raccontato la sua storia e analizzato dal suo punto di vista come internet e i social, per i ragazzi della Generazione Z, possano rappresentare in qualche modo uno strumento culturale anche grazie alla loro immediatezza e alla loro straordinaria capacità di far comunicare le persone, azzerando tempo e  distanze.

Prima del vivace dibattito finale, durante il quale molti ragazzi hanno posto i propri interrogativi ai relatori, è intervenuto il rapper Ensi che ha parlato di come la musica abbia rappresentato per lui un forte elemento di rottura con il mondo che lo circondava e di come gli abbia insegnato a ragionare, a esprimersi in modo diverso e a uscire dall’omologazione, facendolo sentire parte di qualcosa. Dal cantante torinese la convinzione che chiunque, se determinato e ambizioso, può trasformare una passione nella propria professione, ma anche il monito a non pensare che tutto sia semplice e l’invito a non fermarsi di fronte alle apparenze: “Non esiste successo senza sofferenza, non esiste traguardo senza una corsa”, ha concluso.

Il nuovo progetto, “Youth Factor” intende valorizzare il punto di vista dei giovani appartenenti alla cosiddetta “Generazione Z” come fattore capace di stimolare riflessioni per il mondo della cultura. Gli studenti del terzo e quarto anno delle Superiori saranno coinvolti in un percorso di empowerment e attivazione secondo una logica peer to peer, al termine del quale avranno la possibilità di ideare, organizzare e partecipare in prima persona ad un evento sostenuto dalla Fondazione Artea. Sulla base delle tematiche emerse nel corso della mattinata, Artea individuerà alcuni temi caldi da sviluppare durante l’anno, coinvolgendo un gruppo di studenti e professori volontari, coadiuvandone i lavori e mettendo loro a disposizione un budget per l’organizzazione di un evento. Gli step successivi del progetto “Youth Factor” prevedono, infatti, la pubblicazione di una “call to action” nel mese di febbraio, per poi passare alla fase di workshop, fino ad arrivare all’allestimento e presentazione dell’evento al pubblico.

Sul palco, moderati dal direttore di Artea, Alessandro Isaia (da sinistra): Anna Ascani, Adriano Favole, Paolo Crepet, Ensi e Lea Cuccaroni

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