Venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 marzo, alle 15 e alle 17, presso la casa di reclusione di Saluzzo “Rodolfo Morandi” (Regione Bronda, 19/B) si terrà lo spettacolo teatrale “Ulisse. Una storia sbagliata” a cura dell’associazione di formazione e produzione teatrale Voci Erranti, portato sulla scena da 30 detenuti del carcere saluzzese. Lo spettacolo rientra nel progetto “Per aspera ad astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”, promosso da Acri (l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria) e sostenuto da 11 Fondazioni di origine bancaria, tra cui la Fondazione CRC. Per partecipare è obbligatoria la prenotazione entro domenica 23 febbraio scrivendo una mail a info@vocierranti.org o telefonando ai numeri 380/1758323 – 340/3732192. Il costo del biglietto intero è di 10 euro, studenti 8 euro, 5 euro per gli under 14.
“Allo spettacolo teatrale hanno lavorato in questi mesi 30 detenuti: 20 saliranno sul palco come attori, 5 detenuti si occuperanno della parte audio/luci e altri 5 lavorano alla realizzazione della scenografia e dei costumi – spiegano Grazia Isoardi, autrice del testo e Marco Mucaria, regista dello spettacolo per Voci Erranti -. Lo spettacolo racconta la storia (sbagliata) del primo personaggio della letteratura occidentale e del primo uomo moderno, Ulisse, l’eroe che i Greci chiamano Odisseo: è l’eroe che osò superare le colonne d’Ercole, il viaggiatore inquieto simbolo dell’eterna ricerca, l’uomo diviso tra l’amore per la propria patria e il fascino dell’ignoto. Forse è l’eroe che più di ogni altro ci è vicino, contemporaneo perché è un eroe imperfetto che non si sottrae all’avventura e si contraddice continuamente, mai sazio di scoprire e superare i propri limiti. Uomo dalle molte astuzie e dalle molte forme, è solo anche quando è in mezzo ai compagni”. “La Fondazione CRC, sostenendo questa iniziativa portata avanti dall’associazione Voci Erranti, intende ribadire il ruolo fondamentale della cultura e della bellezza per costruire una società aperta e di una comunità coesa – aggiunge Giandomenico Genta, presidente della Fondazione CRC -. I numeri davvero significativi di studenti coinvolti e di spettatori che prendono parte alle rappresentazioni, varcando la soglia del carcere, sottolinea il valore unico di questa esperienza inusuale e particolarmente arricchente”.
I detenuti del laboratorio teatrale hanno rivisitato il mito e si sono identificati nei compagni di Ulisse immaginando di invertire la storia perché sono loro a ritornare a casa e non l’eroe. “È una storia sbagliata – proseguono Isoardi e Mucaria – così come sono state le loro vite caratterizzate dal forte desiderio di oltrepassare il limite, di essere uomini invincibili, eroi improvvisati, padri inaffidabili, figli ingrati, compagni infedeli. È la rappresentazione di una storia al contrario che semina dubbi e fa vedere le tante fragilità che si nascondono sotto le corazze e le armi indossate. È una storia che si ripete ancora oggi e proprio per questo motivo è necessario raccontarla, perché quando vengono meno i punti di riferimento e la linea della costa scompare, quando si naviga verso genti straniere che hanno costumi e valori diversi dai nostri, quando intorno tutto cambia e si dispera di ritrovare la propria Itaca allora non resta che aggiustare e riaggiustare la rotta fino a trovare il varco giusto. O almeno ci si prova”.
L’iniziativa è nata dall’esperienza ultra trentennale della Compagnia della Fortezza di Volterra, guidata dal drammaturgo e regista Armando Punzo che ha costruito un patrimonio consolidato di buone pratiche, raggiungendo in questo campo livelli di eccellenza. L’iniziativa ha l’obiettivo di tracciare un percorso che unisce le migliori esperienze di teatro in carcere presenti in diversi contesti territoriali, li fa dialogare e diffonde l’approccio anche a beneficio di altri contesti e operatori. “L’esperienza di Armando Punzo – conclude Mucaria – testimonia come sia possibile lavorare nelle carceri nell’ ‘interesse del teatro e delle arti e dei mestieri del teatro’, oltre che per le finalità rieducative e risocializzanti. Diffondere e promuovere il ‘teatro in carcere’ significa abbattere la separazione di cui spesso il mondo delle carceri soffre rispetto alla società civile, così da creare un clima di consapevolezza rispetto al compito che essi assolvono: operare per il reinserimento del detenuto nel mondo esterno”.