Italia fanalino di coda in Europa sulle settimane di scuola in presenza nel corso dell’ultimo anno scolastico (scuole chiuse per 37 settimane dall’inizio della pandemia); difformità di applicazione della definizione di contatto stretto e dell’obbligatorietà dell’utilizzo della mascherina sugli studenti rispetto al resto della popolazione, ma anche in ambito scolastico rispetto ad altri contesti; forte discrezionalità e poca uniformità sulle disposizioni per l’aerazione dei locali scolastici; utilizzo ingiustificato di screening e test nel contesto scolastico; assenza di fondi e interventi migliorativi del sistema dei trasporti studenti, dell’individuazione di nuovi spazi scolastici, del recupero delle competenze perse dagli studenti a causa della didattica a distanza; diffusione e mancata smentita di notizie scientificamente errate sul dilagare dei contagi tra bambini e ragazzi; la ventilata ipotesi di imposizione discriminante della Dad nei confronti degli studenti non vaccinati rispetto al resto della popolazione italiana.
Sono questi i principali temi trattati dall’ampio e argomentato documento che la Rete Nazionale Scuola in Presenza ha consegnato nei giorni scorsi ai membri del Comitato Tecnico Scientifico italiano, riassumibili nel titolo “Protocolli di sicurezza per garantire la scuola in presenza nell’anno scolastico 2021/2022”. Il testo integrale del documento è stato firmato anche dal comitato Scuole Aperte Cuneo, che aderisce alla Rete Nazionale Scuola in Presenza e che porta avanti le comuni istanze sul territorio provinciale.
Dopo aver elencato e motivato inconfutabilmente le ragioni che hanno portato alla necessità di compilare il documento, la Rete Nazionale Scuola in Presenza, conclude prendendo una posizione forte e inequivocabile riguardo all’intenzione di richiedere immediatamente una procedura d’infrazione per lo Stato Italiano alla Commissione Europea, oltre ovviamente ad esperire le già utilizzate vie legali, nel caso in cui le evidenze scientifiche non venissero tenute in conto e si verificasse una palese violazione dei diritti costituzionali dei cittadini, soprattutto dei minori, in quanto la scuola in presenza è stata sancita come completamente legittima e come tale va garantita sia dal TAR che al Consiglio di Stato.