“Siamo sempre più preoccupati e amareggiati; le campagne di raccolta della frutta e degli ortaggi in provincia di Cuneo stanno entrando nel vivo, ma od oggi sono ancora bloccate le pratiche relative al decreto flussi 2021, che consente l’ingresso nel nostro Paese di manodopera straniera fidelizzata e formata. La mancanza di questi lavoratori mette in forte difficoltà le imprese che si trovano a dover reperire, in poco tempo, altri lavoratori a cui insegnare le diverse attività aziendali”. Così Confagricoltura Cuneo, per bocca del suo presidente Enrico Allasia, interviene nuovamente sui ritardi burocratici che rischiano di compromettere le lavorazioni proprio nel periodo in cui sono già iniziate le campagne di raccolta. A questo si aggiunge il tema, irrisolto, dell’elevata pressione contributiva e fiscale sul costo del lavoro, in particolare per le aziende di quelle aree che non usufruiscono delle agevolazioni per zone montane e svantaggiate e si trovano sostenere per gli oneri sociali costi addirittura superiori agli altri settori produttivi.
“La situazione per le imprese agricole – spiega Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – è diventata paradossale oltre che insostenibile. Non sono state ancora definite, ad un anno di distanza, le procedure relative al Decreto flussi 2021, che aveva fissato in 42.000 le quote di lavoratori extracomunitari da ammettere in Italia per motivi di lavoro stagionale nel settore agricolo e turistico-alberghiero. Occorre agire subito per rimuovere questo blocco, programmando un nuovo decreto”.
Confagricoltura rimarca che malgrado siano state presentate già dal 1° febbraio 2022 (click day) le richieste dai datori di lavoro agricolo, tutto ancora tace e la maggior parte delle domande continua a giacere, inosservata, presso gli uffici competenti. Come se non bastasse, un blocco delle procedure informatiche per aggiornamenti tecnici ha ulteriormente rallentato l’iter proprio nel periodo in cui gli uffici avrebbero dovuto assegnare le quote e autorizzare gli ingressi. Questi intoppi hanno influito anche sul rilascio dei visti da parte delle strutture deputate a concederli a coloro che erano stati già autorizzati ad entrare, creando ulteriori disagi e incertezze sull’effettivo ingresso in Italia e sull’avvio dei rapporti di lavoro.