Nonostante le perplessità avanzate da Confagricoltura e il suo pressing a livello istituzionale per inserire alcune importanti modifiche al testo originario, il disegno di legge C. 4008, recante “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo”, è stato approvato dalla Camera in via definitiva.
“Come spesso accade nel nostro Paese – dichiara Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo –, anche in questo caso per punire i pochi che si comportano in maniera scorretta si è deciso di colpire indiscriminatamente un’intera categoria imprenditoriale, con inasprimenti delle sanzioni penali e ulteriore burocrazia che inevitabilmente aumenterà ancora i costi a carico delle aziende. Ci rammarichiamo, inoltre, di essere stati i soli, nel settore, ad essersi battuti contro alcune criticità e storture della norma. In particolare in merito alla nuova formulazione dell’articolo 603-bis del codice penale concernente il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, che tratta con lo stesso rigore punitivo chi, con violenza e minaccia, sfrutta i lavoratori e li sottopone a trattamenti degradanti e i datori di lavoro che assumono e assicurano regolarmente i propri dipendenti e occasionalmente possono incorrere in violazioni lievi e anche solo meramente formali della normativa legale e contrattuale”.
“Nonostante le molte nostre opposizioni, si è persa l’occasione di migliorare un provvedimento pur condivisibile nelle finalità – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo -; le nostre preoccupazioni, pertanto, rimangono e sono state espresse anche da diversi parlamentari durante la discussione in Aula attraverso la presentazione di specifici Ordini del giorno finalizzati a orientare l’applicazione concreta della norma penale a quelli che sono gli obiettivi prefissati, ovvero punire situazioni oggettive di reale sfruttamento del lavoratore”.
Nella parte in cui si individuano gli indici di sfruttamento del lavoro, infatti, il testo licenziato dalla Camera non ha operato la dovuta distinzione tra reati gravi/gravissimi e violazioni, anche solo meramente formali, della legislazione e sul lavoro e della contrattazione collettiva. Ciò determinerà una totale discrezionalità da parte di chi è deputato all’applicazione della legge, in primis gli ispettori del lavoro e a un secondo livello la stessa magistratura, considerata la mole importante di contenzioso che presumibilmente si andrà a produrre.
“Questa legge non facilita affatto la ripresa economica delle nostre aziende, né le assunzioni nel settore e mette ancora di più in crisi il rapporto fiduciario tra imprese e istituzioni – conclude Abellonio -; noi ci siamo opposti a quanto è stato approvato, mentre alcune organizzazioni del settore hanno condiviso appieno questa legge”.