“Più che contributi ‘a pioggia’, servono interventi mirati se alla politica sta a cuore il futuro del settore primario. Tra le nostre proposte c’è quella di applicare a tutti i datori di lavoro agricolo, ovunque operanti, le agevolazioni contributive per zone particolarmente svantaggiate e montane (riduzione del 75%). Questa misura consentirebbe alle imprese di poter disporre di una maggiore liquidità, che rappresenta oggi il problema più rilevante per mantenere in esercizio aziende con capacità di competere sui mercati, e di continuare a garantire i livelli occupazionali pre-esistenti. Un’altra proposta è la riduzione dell’aliquota dei contributi previdenziali ed assistenziali a carico dei lavoratori agricoli, che chiediamo sia equiparata a quella prevista per i lavoratori apprendisti. Entrambe le misure, tuttavia, al momento non sono state accolte. Ecco perché continuiamo a chiedere alla politica una maggior attenzione alle necessità e indicazioni per chi lavora nel comparto prima di prendere decisioni importanti”. Con queste parole il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, interviene nel dibattito circa le misure necessarie per traghettare il settore agricolo fuori dalle difficoltà generate dalla pandemia di Covid-19.
Concetti che si aggiungono a quelli espressi dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla riunione degli Stati Generali dell’Economia a Villa Pamphilj a Roma, dedicata al settore agroalimentare. “La ripresa economica richiede un immediato intervento per stimolare la domanda. Ho proposto al governo una riduzione delle aliquote IVA sui prodotti agricoli e del cuneo fiscale sul lavoro allo scopo di rilanciare i consumi – ha dichiarato –. Le risorse messe a disposizione dall’Europa sono fondamentali per avviare un profondo cambiamento dell’economia in chiave di competitività, ma in questo momento servono anche interventi mirati. Per tornare a crescere, rilanciare la produttività che ristagna da oltre un decennio, occorre migliorare le infrastrutture, diffondere la digitalizzazione e le innovazioni tecnologiche, valorizzare la ricerca e la formazione come fattori chiave per lo sviluppo”.
Il presidente ha poi fatto riferimento anche alla semplificazione burocratica: “In un Paese che vuole essere all’avanguardia, i ritardi nella stesura di un decreto attuativo o di una circolare ministeriale bloccano l’erogazione di provvedimenti attesi da migliaia di cittadini e imprese in difficoltà. Ci auguriamo che il decreto sulla semplificazione annunciato dal governo consenta di fare reali e sostanziali passi in avanti verso l’efficienza amministrativa a tutti i livelli”.
Per quanto riguarda il settore agroalimentare l’emergenza sanitaria ha indicato che l’Italia e l’Europa devono accrescere la sovranità alimentare: secondo Confagricoltura il 10% in più di produzione lorda vendibile dell’agricoltura significherebbe una maggiore produzione di 20 miliardi ed esportazioni agroalimentari che possono crescere di 15 miliardi. Una svolta in chiave competitiva per il nostro settore, che necessita anche di accordi internazionali in grado di tutelare e valorizzare il Made in Italy.
“La filiera agroalimentare può dare un significativo contributo alla ripresa economica duratura e sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale e dell’efficienza energetica. Per questo ribadiamo la necessità di un progetto di strategia da costruire insieme al premier Conte e i ministri competenti”, ha concluso Giansanti.