Partito dalla provincia di Alessandria si estende anche al territorio cuneese lo stato di preoccupazione per le quotazioni ai minimi storici del grano in Piemonte. “È l’ennesima dimostrazione di come i prezzi di alcuni prodotti agricoli siano sempre più soggetti a interventi speculativi – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo -. Ecco perché è importante che il sistema di vendita e commercializzazione venga rivisto nella sua interezza e, nel frattempo, si valuti, ad esempio, la possibilità di coltivazioni alternative di grano, in modo da differenziare l’offerta sul mercato. Per quanto riguarda il prezzo subiamo purtroppo dinamiche internazionali, anche finanziarie, su cui è molto complicato intervenire. Ben vengano, infine, produzioni di grano da inserire direttamente all’interno della filiera zootecnica aziendale, andando così ad auto-consumare quanto viene prodotto”.
Il raccolto di quest’anno, pur se le operazioni di trebbiatura non sono ancora concluse e le analisi per definire il profilo qualitativo delle produzioni sono in corso, si presenta buono sia come qualità che come quantità prodotta. Appare quindi particolarmente grave la situazione che si sta registrando sui prezzi. Per questo Confagricoltura e Cia Alessandria lunedì 18 luglio hanno chiesto di non quotare i cereali presso la Borsa Merci della locale Camera di Commercio per dimostrare che occorre un cambiamento di rotta. Iniziativa che ripeteranno anche lunedì prossimo. Il tema è arrivato a Roma sul Tavolo della filiera cerealicola indetto dal ministro Maurizio Martina, ma le risposte allo stato di emergenza non sono ritenute abbastanza incisive da Confagricoltura, che le giudica parziali e tardive.
“Le misure annunciate dal ministro Martina, pur andando nella giusta direzione, rischiano di essere insufficienti e tardive, in particolare per il grano tenero, considerato il livello di sofferenza raggiunto nelle campagne – commenta Luca Brondelli di Brondello presidente di Confagricoltura Alessandria -. I produttori di grano continuano a essere oggetto di un’azione di speculazione che non ha precedenti, con il grano pagato 14 euro al quintale, largamente al di sotto dei costi produttivi, e con rilevanti perdite per le aziende, nonostante un’ottima produzione in termini di quantità e qualità. Non è più possibile che il frutto del lavoro di un anno venga così svalutato. Oggi 100 chili di frumento valgono quanto 7 chili di pane: un ‘gap’ intollerabile e contro la logica delle cose, che non può nemmeno lasciare indifferenti i consumatori. è necessario incentivare da subito accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa redistribuzione del valore e ottenere la massima trasparenza nella formazione del prezzo. Misure non più rinviabili per permettere un cambio di passo e sostenere la redditività degli agricoltori”.
Nel dettaglio, durante la riunione ministeriale, è emerso che saranno stanziati 10 milioni di euro per gli investimenti nella logistica, importo ritenuto inadeguato per la situazione contingente; le Organizzazione degli imprenditori agricoli hanno chiesto il rafforzamento dei rapporti interprofessionali che dovranno servire a interpretare correttamente la definizione della qualità del prodotto (per concretizzare relazioni contrattuali corrette). Utili anche i contratti di filiera, ma da migliorare in termini di incentivi e di flessibilità territoriale.
“Ben vengano gli interventi promessi del ministro – ha concluso Allasia -, ma occorre andare al di là di semplici misure tampone per garantire un futuro diverso al settore”.