La Fondazione CRC porta un’opera di Manet al Museo della Ceramica di Mondovì
La mostra presenta il progetto di studio attualmente in corso sull’opera, di proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Milano, per provare a spiegare quando e come, dopo la morte di Manet, il dipinto sia stato modificato. Il progetto di studio, diretto da Paola Zatti (Conservatore Responsabile, Galleria d’Arte Moderna, Milano) e da Barbara Ferriani (Restauratrice, Milano), si svolge con il supporto della Fondazione CRC e della Fondazione Magnetto, presso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, dove è stata avviata un’estesa campagna diagnostica condotta dai laboratori scientifici e di imaging, con il supporto dei laboratori di restauro e dell’area storico artistica. “Il caso Manet” permette una nuova chiave di lettura dell’opera dell’artista, aprendo inedite prospettive di indagine, grazie all’incrocio tra le testimonianze storiche, l’esame ravvicinato della tecnica esecutiva e le analisi scientifiche condotte con differenti tecniche e strumentazioni.
“Abbiamo voluto concludere gli eventi culturali programmati per i 25 anni della Fondazione CRC con un progetto artistico di importanza assoluta, portando in provincia di Cuneo un’opera di uno dei più grandi esponenti mondiali dell’Impressionismo – commenta Giandomenico Genta, presidente della Fondazione CRC -. L’esposizione di un dipinto di Manet a Mondovì, inoltre, ben si inserisce nel filone delle collaborazioni che la Fondazione CRC quest’anno ha avviato con enti e soggetti di alto profilo nell’ambito della promozione culturale, com’è successo con la GAM di Torino per la mostra sulla Pop Art italiana, con la Reggia di Venaria per la scultura ‘Light Signs’ di Patrizia Guerresi, con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea per la mostra su Enzo Cucchi e, infine, con la GAM di Milano e il Centro Conservazione e Restauro per il caso Manet. Eventi culturali a cui si aggiunge l’inedita mostra Piet Mondrian Universale, che inaugura a Cuneo venerdì 20 ottobre”.
Il percorso espositivo accompagna il visitatore con una serie di pannelli esplicativi che raccontano la storia dell’opera e le diverse fasi della ricerca. Apre la mostra un’introduzione storica con alcune testimonianze fotografiche di fine ‘800 grazie alle quali si è appurato che alcune opere, al momento della morte dell’artista, erano incompiute e furono completate successivamente: tra queste, oltre a “Il Signor Arnaud a cavallo”, “Femme en robe de soirée”, di proprietà del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, su cui è in corso un analogo intervento di indagine scientifica. Il percorso prosegue con il racconto delle diverse analisi condotte, per permettere al pubblico di seguire passo dopo passo il lavoro di ricerca documentaria e indagine diagnostica, sino ad arrivare all’esposizione dell’opera.
“L’opportunità di studiare l’opera di uno dei grandi maestri dell’arte – spiega Stefano Trucco, presidente del Centro Conservazione e Restauro ‘La Venaria Reale’ – ci consente di mettere in campo le tecniche e le strumentazioni d’indagine più avanzate a servizio di un progetto di ricerca estremamente intrigante, guidato dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano e da una delle restauratrici più esperte in Italia nella conservazione dell’arte moderna e contemporanea”.