“Come già accaduto nel 2022, l’annata agraria 2023 è stata segnata dagli effetti dei cambiamenti climatici che hanno penalizzato, a più riprese durante l’anno, le rese dei raccolti e quindi anche la redditività delle imprese del settore. In risposta al continuo calo generale del numero delle imprese, registriamo però una crescita delle dimensioni aziendali e un consolidamento di quelle già sul mercato, oltre ad un aumento dell’impiego di manodopera nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui eccezionali gelate hanno pesantemente ridotto la necessità di assunzione nel comparto frutticolo. Preoccupante anche il continuo calo delle superfici coltivate a mais su tutto il panorama nazionale, ancora più allarmante per la Granda, area di importante vocazione per il settore cerealicolo e, in particolare, per le connesse produzioni DOP, zootecniche e lattiero casearie. In ultimo, occorre ribadire le pesanti difficoltà che stanno interessando le aziende dei bovini da carne in particolare gli allevamenti di razza Piemontese, alle prese con crisi di mercato e costi di produzione sempre più elevati”. Così il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, commenta in sintesi la chiusura dell’annata agraria e l’andamento delle principali colture e degli allevamenti della provincia.
Il numero delle aziende piemontesi in sei anni è diminuito di circa il 13%, passando dai 46.667 del 2018 alle 40.801 del 2023, mentre nel Cuneese nel 2022 erano 15.180, scese a 14.706 nel 2023. A livello nazionale gli occupati in agricoltura nel secondo semestre del 2022 erano 907mila, dato sostanzialmente in linea con quello medio del 2021, pari a 913mila (circa 1% in meno). In Piemonte, tuttavia, gli addetti del settore agricolo a giugno 2022 erano 81mila, con un netto incremento rispetto ai 63mila medi del 2021 e quindi in controtendenza rispetto al dato nazionale (+28%).
Nell’ambito della zootecnia, persiste notevole preoccupazione per gli allevamenti di bovini da carne, che risentono del calo di prezzi e consumi. La più penalizzata è la razza Piemontese per cui è importante continuare a portare avanti un piano di valorizzazione e rilancio importante. Da considerare che, tra il 2022 e il 2023, hanno chiuso quasi cento allevamenti di bovini da carne in provincia Granda. Sulla suinicoltura grava ancora il problema della Peste suina africana, una seria minaccia per gli allevamenti, che nella peggiore delle ipotesi, potrebbe causare il blocco delle esportazioni, l’abbattimento di suini e la contrazione delle attività di allevamento e di trasformazione. I numeri però sono in crescita con un aumento del 13% dei capi suini in Piemonte, tra il 2022 e al 2023. Con oltre 790 allevamenti suinicoli e oltre 900 mila capi suini, la Granda si conferma trainante nel settore per tutta la Regione. I numeri del settore avicolo sono in crescita: il numero di polli da carne ha superato i 4 milioni in provincia di Cuneo, mentre il totale regionale si attesta a poco oltre i 7 milioni di animali.
Il comparto frutticolo, in particolare quello delle mele, il frutto più consumato d’Italia, è ben rappresentato a livello nazionale dal Piemonte e, in particolare dal Cuneese, che copre l’85% della superficie destinata alle mele in regione. Il settore ha subito un cedimento del 15/20% a causa della complessità del clima estivo e delle punte di calore che hanno accompagnato il periodo. La produzione ad ettaro delle pesche nettarine risulta nella norma ma c’è da segnalare una contrazione importante delle superfici in Piemonte, concentrate principalmente in provincia di Cuneo, passate dai 1.921 ettari del 2022, ai 1.894 ettari nel 2023, a causa delle stirpi degli impianti eseguite dagli agricoltori in risposta alle crisi dei prezzi degli anni precedenti.
Per i cereali si segnala un leggero calo produttivo del frumento per il maltempo che ha colpito a macchia di leopardo. La produzione Cuneese di frumento tenero e duro rappresenta il 20% della produzione totale piemontese e si è attestata, nel 2023, a 1.151.757 quintali. Le quotazioni di mercato non sono soddisfacenti per questo cereale, così come per il mais, i cui prezzi sono in discesa. La superficie coltivata a mais in Piemonte è scesa dai 130.574 ettari del 2022 ai 109.819 ettari nel 2023, una tendenza che persiste da più di dieci anni, basti pensare che nel 2012 la superficie coltivata a mais si attestava a 194.807 ettari. A livello provinciale, gli ettari coltivati a mais nel 2023 sono 30.946, contro i 39.332 del 2022. La superficie di produzione di mais del Cuneese rappresenta il 30% di quella regionale.
Il settore viticolo ha subito a livello regionale e provinciale un calo della produzione che si attesta al 15-20%, mentre le aree del Cuneese colpite dalle grandinate di luglio hanno subito una riduzione delle rese del 40%. Gli eventi climatici non hanno però inficiato sulla qualità del prodotto e delle vendemmie. Anche il settore corilicolo ha visto un calo delle rese e, in alcuni dei Comuni noti per essere la culla della Tonda gentile che hanno subito le grandinate estive, si è arrivati ad una perdita di prodotto del 100%. La superficie dedicata alla produzione di nocciole della provincia di Cuneo rappresenta il 60% di quella regionale, così come la superficie Cuneese dedicata al vino risulta essere il 35% di quella piemontese.
“La fotografia dell’agricoltura cuneese, le produzioni e il mercato riflettono il momento di difficoltà di tutta l’agricoltura nazionale – conclude Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo -. I dati confermano il ruolo trainante della Granda, che si dimostra ancora una volta il cuore dell’agricoltura e dell’allevamento a livello regionale. Per superare le problematiche attuali, occorre concentrare l’attenzione sulla diffusione delle innovazioni tecnologiche che possono ridurre l’impatto del cambiamento climatico e sulla revisione della normativa riguardante le assicurazioni per la difesa del reddito degli agricoltori. La sostenibilità ambientale resta comunque un fattore critico per tutto il settore agricolo. Se non si introdurranno nel breve periodo azioni di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici esiste il rischio concreto di vedere seriamente danneggiate o perse produzioni e aziende. La sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella economica: gli agricoltori sono imprenditori del settore primario che hanno dimostrato nei momenti di difficoltà di essere il motore di sviluppo e sostentamento della nazione”.