Il presidente della sezione Meccanica e vice presidente di Confindustria Cuneo con delega alle Relazioni industriali, Domenico Annibale, interviene in merito al calendario di scioperi programmati dai sindacati per il rinnovo contrattuale del settore meccanico, commentando i dati rilevati da Confindustria Cuneo che attraverso un questionario diramato in giornata alle quasi 300 aziende associate della sezione Meccanica. Dai dati raccolti, l’associazione degli industriali ha rilevato un’adesione media dell’11%, pari allo zero nelle imprese medio-piccole e con pochi casi di picchi del 40%. “I nostri dati hanno come fonte diretta le presenze rilevate dagli uffici del personale. Ho qualche riserva sui dati sbandierati dalle organizzazioni sindacali prima ancora del termine dell’astensione, poiché non hanno a disposizione la consistenza numerica dei lavoratori in forza. Che un’adesione così bassa non sia un invito dei lavoratori perché i sindacati si siedano al tavolo delle trattative? La nostra impressione di fronte a certe prese di posizione e ad un certo linguaggio ormai anacronistico è di essere ritornati indietro di almeno 40 anni. E ciò è dimostrato dal calo della fiducia nei confronti di queste organizzazioni, che sono posizionate al 10° posto della classifica che misura la fiducia dei cittadini verso Enti ed Istituzioni, con solo l’8% di italiani che credono che i sindacati oggi giorno facciano ancora gli interessi veri dei lavoratori. È ormai da tempo che la dirigenza sindacale è molto lontana dai lavoratori, quelli veri intendo, quelli che hanno a cuore l’impresa per la quale lavorano, quelli che hanno da sempre compreso che il lavorare in un’azienda si fa parte di un gruppo di persone con gli stessi obiettivi: lavorare per il successo dell’impresa. Questo è il punto forte del ‘rinnovamento contrattuale’ che noi parti datoriali auspichiamo, poiché è ora di capire che imprenditori e lavoratori siamo sulla stessa barca e che solo se tutti insieme produciamo valore aggiunto siamo in gradi di distribuirlo. La produttività italiana è mediamente più bassa di tutti i Paesi europei, quale ricchezza possiamo distribuire se non la creiamo? Se le fabbriche chiudono? Se di imprenditori nuovi non se ne vedono, se non a livello artigianale o commerciale? Questa è la presa di coscienza che auspichiamo, che si contrappone alle miopi occupazioni di strade avvenute nei giorni scorsi, che danno solo fastidio ai comuni cittadini che lavorano e danno la loro ulteriore ‘mazzata’ alla produttività delle aziende. Venendo all’aspetto contrattuale sarebbe interessante comprendere come mai il sindacato non spiega esattamente qual è la proposta di Federmeccanica, ad esempio i premi di risultato tassati al 10% anziché al 38% e ovviamente questo si trasformerebbe in un maggior stipendio netto per il lavoratore, così come l’assicurazione sanitaria del valore di 700 euro che coprirebbe le necessità di tutta la famiglia del lavoratore. Riportare le relazioni industriali indietro di quarant’anni non gioverà sicuramente ai lavoratori e nemmeno alle imprese, forse gioverà a chi ha ambizioni politiche e sta utilizzando il sindacato per ottenerle a scapito dei lavoratori e delle aziende. Invito pertanto le organizzazioni sindacali, Fiom in particolare a fare un salto nel presente dove sono attesi dalla gente che lavora seriamente tutti i giorni per se stesso e per le imprese”.