Da giovedì 12 a sabato 14 dicembre Saluzzo ospita la sesta edizione della rassegna nazionale di teatro in carcere “Destini incrociati”, promossa dal Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, che riunisce oltre 50 esperienze teatrali provenienti da 16 regioni d’Italia, e dalla Compagnia “Voci Erranti” di Savigliano. Per la prima volta in provincia di Cuneo (dopo Firenze 2012, Pesaro 2015, Genova 2016, Roma 2017 e Firenze 2018, ndr), l’appuntamento propone tre giornate di teatro con attori-detenuti che giungeranno nel Cuneese, in regime di massima sicurezza, provenienti dalle carceri di Cosenza, Livorno, Pesaro, Palermo, oltre che di Saluzzo. Saranno proiettati, inoltre, documentazioni filmiche sugli spettacoli realizzati da altre 15 realtà carcerarie italiane, ma non mancheranno seminari, conferenze, mostre d’arte, dimostrazioni di lavoro. “Destini incrociati”, che vedrà la già sicura partecipazione di oltre 300 studenti provenienti da alcuni dei principali istituti scolastici della Granda, chiamati a prendere parte a laboratori di accompagnamento alla visione, si tiene con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, il Ministero di Giustizia/Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e la Fondazione Piemonte dal Vivo con il contributo della Compagnia di San Paolo, della Cassa di Risparmio di Saluzzo e delle Città di Saluzzo e Savigliano, con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT). La rassegna è promossa in Rete da 22 organismi aderenti al Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, avendo come capofila l’associazione Teatro Aenigma. Per maggiori informazioni visitare il sito Internet www.vocierranti.org o telefonare al numero 340/3732192.
“Detenuti e detenute da tutta Italia, alcuni dei quali usciranno per la prima volta dal regime detentivo, giungeranno a Saluzzo e Savigliano nel corso della tre giorni. Il teatro in carcere è ormai in Italia un’esperienza matura sia sul piano artistico che organizzativo/progettuale, come dimostra anche il recente sviluppo del teatro negli istituti di pena per minori – afferma Grazia Isoardi, componente della direzione artistica della rassegna -. Evidenti sono poi gli sconfinamenti verso gli ambiti del cinema, della produzione video/fotografica ed editoriale; così come cominciano ad emergere esperienze di professionalizzazione di attori ex-detenuti”. La rassegna, che a Saluzzo coinvolgerà La Castiglia, l’antico palazzo comunale, il teatro civico Magda Olivero e la casa di reclusione, con un’appendice presso il Teatro Milanollo di Savigliano, sarà occasione per restituire un ampio panorama delle nuove esperienze drammaturgiche sperimentate da registi e autori professionisti che da anni lavorano nelle realtà detentive del Paese. Si assisterà a spettacoli ispirati da testi classici o contemporanei o nati dalle narrazioni e dalle biografie dei detenuti, spesso direttamente coinvolti anche nel processo di scrittura e allestimento. Tra i personaggi più attesi che animeranno l’evento Elvio Fassone, scrittore, già magistrato e componente del Consiglio Superiore della Magistratura che racconterà la sua corrispondenza, ancora viva, con un giovane condannato all’ergastolo; Angelica Corporandi D’Auvare, vedova del prof. Alberto Musy, che ha trasformato la propria personale vicenda di vita in uno spettacolo teatrale. Interverrà anche Ronald Jenkins, docente di teatro alla Wesleyan University di Middletown (Connecticut) che relazionerà su alcune esperienze lavorative condotte in carcere in USA e Indonesia sulla Divina Commedia di Dante.
“A partire dalla buona pratica del Coordinamento Nazionale Italiano, abbiamo dato vita proprio nell’ultimo anno all’Internazionale Network for Theatre in Prison, Rete riconosciuta dall’Istituto Internazionale del Teatro dell’Unesco ed ospiteremo a Saluzzo due esperienze significative dagli USA e dalla Polonia. La diversità di queste qualificate esperienze, italiane ed internazionali, rispetto al teatro istituzionalizzato – spiega Vito Minoia, presidente del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere – non appare come una moda teatrale, ma come una condizione genetica che ci consente di delineare un ambito di lavoro teatrale, con una forte connotazione artistica e al tempo stesso educativa e inclusiva, una zona pratica della scena contemporanea ricca di implicazioni sociali e civili. Tra gli altri spicca il dato della sensibile diminuzione della recidiva in chi fa significativamente teatro in carcere: si riduce dal 65 al 6%”.