La Regione Piemonte ha attivato i primi bandi del nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 il 23 dicembre scorso. L’impostazione adottata sta facendo registrare una serie di criticità, creando difficoltà alle imprese agricole piemontesi, sia per le complicazioni burocratiche, sia perché le misure attivate limitano fortemente lo sviluppo delle aziende. Confagricoltura Piemonte nella mattinata di giovedì 28 gennaio ha fatto il punto della situazione con il presidente regionale Gian Paolo Coscia, il direttore Giovanni Demichelis, insieme ai presidenti e direttori delle sedi provinciali dell’organizzazione.
Il Piemonte ha presentato il documento alla Commissione Europea con molto ritardo ed è arrivato alla definizione dei primi bandi a fine dicembre, aprendo le domande senza delineare precisi obiettivi e con un sistema informatico non funzionante. Ad un mese dall’apertura i problemi del programma informatico non sono ancora del tutto risolti e i criteri di selezione ancora incompleti: soltanto una decina di domande, su circa 1100 presentate in bozza, sono state caricate dal sistema.
Al di là delle questioni tecniche, il PSR del Piemonte (del valore di oltre 1 miliardo per tutta la durata) penalizza le aziende con maggiore capacità competitiva, poiché queste, in base ai parametri delineati dalla Regione, non riescono ad accedere ai contributi. In tal modo le imprese che hanno forze per investire vengono penalizzate a scapito di realtà che faticheranno comunque a trovare la strada per accrescere la loro competitività. La maggior parte delle aziende (solide e vitali) vitivinicole e ortofrutticole delle nostre colline finirà così agli ultimi posti nelle graduatorie, con buona possibilità di essere esclusa dai finanziamenti. Lo stesso discorso vale per gli allevamenti suinicoli, avicoli, per le stalle attrezzate di bovini da carne e da latte, per le aziende cerealicole di medie dimensioni.
“Ai ritardi con cui era stato approvato il piano – commenta il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia – si sommano ora queste problematiche che non sono giustificabili. Se a fatica avevamo preso atto delle lungaggini con cui il piano fu approvato, dando ‘fiducia’ alle motivazioni della Regione, di contro ci aspettavamo però misure applicative e bandi che fossero alla portata delle nostre aziende e dei nostri imprenditori agricoli, che invece non riescono ad accedere ai contributi in quanto non raggiugono i punteggi che permettono di presentare le domande. Non si è riusciti a interpretare quelle che sono le reali esigenze delle nostre aziende agricole. Ricordo, inoltre, che Confagricoltura, in primis, aveva chiesto di potersi confrontare in modo più approfondito sui contenuti del piano con la Regione, anche in presenza delle altre associazioni agricole territoriali, per discutere insieme sulle osservazioni sollevate dall’Ue nella prima bozza del piano, prima che lo stesso fosse rimandato a Bruxelles. In questo momento di crisi già evidente non era assolutamente necessario prolungare ulteriormente i tempi di accesso ai bandi perché le nostre aziende stanno pagando un prezzo salato che ne va della loro competitività”.
A fronte di questa situazione, Confagricoltura chiede alla Regione la tempestiva ridefinizione dei criteri di selezione e la riapertura di un nuovo bando per rispondere alle attese delle aziende agricole del Piemonte. Occorre evitare di restituire all’Europa centinaia di migliaia di euro, come avvenuto con la passata programmazione, a scapito dello sviluppo del settore primario nazionale.