Impresa e territorio non possono crescere l’una senza l’altro. E nell’esprimersi vicendevolmente a pieno, hanno permesso di far diventare quello che è unanimemente riconosciuto come il ‘modello Cuneo’, un vero e proprio modello di ‘Smart Country’, da preservare e rafforzare. È questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato nel pomeriggio di venerdì 24 novembre nel corso del convegno “Verso la Smart Country – Territorio, industria, innovazione. Il futuro nasce dalle nostre radici” organizzato dal Gruppo Egea con il supporto di Confindustria Cuneo e della CCIAA di Cuneo e in collaborazione con grandi aziende quali Ferrero, Merlo, Miroglio, Balocco e Ceretto. A discuterne, un panel di relatori di primissimo piano nel panorama scientifico, imprenditoriale e politico-istituzionale locale, nazionale ed europeo, partiti dalla disamina di quanto emerso nel corso di alcuni working papers svoltisi nei giorni precedenti al convegno e che hanno messo a confronto un ampio numero di stakeholders territoriali chiamati a esprimersi sul rapporto tra impresa e: ambiente, welfare e risorse umane, education, sport e cultura, ricerca e innovazione.
Interessante quanto emerso dall’analisi dei temi trattati nell’ambito dei workshop: in sintesi, in tema di ambiente il territorio della provincia di Cuneo risulta un’area di eccellenza per quanto concerne la sostenibilità ambientale. La gestione del territorio ha consentito di affrontare emergenze ambientali (clima, alluvioni, ecc.) in modo molto più efficace di quanto successo in altri contesti. Emerge una relazione molto forte tra persone e territorio – le persone al centro del territorio e viceversa – che ha favorito negli anni il mantenimento della resilienza socio-ecologica e la valorizzazione delle specificità come elemento distintivo per lo sviluppo economico-industriale.
Sul fronte welfare e risorse umane tre aspetti hanno particolarmente acceso la discussione: la necessaria creazione di ‘attrattività’ nei confronti del concetto di welfare, che ancora oggi presenta dei confini interpretativi sfumati; la necessità di aumentare la consapevolezza degli imprenditori che operano sul territorio rispetto all’evoluzione delle politiche di welfare e all’importanza di tali aspetti nell’evoluzione della vita aziendale. Soltanto un aumento di tale consapevolezza – è emerso – potrà aumentare le opportunità di integrazione e di collaborazione tra le diverse parti in gioco; infine, l’importanza di aumentare anche la consapevolezza del lavoratore nei confronti delle azioni di welfare, creando un rapporto di fiducia tra aziende e lavoratori che consenta sostenibilità di lungo periodo.
Su dieci elementi di autocritica si è concentrata la disamina del rapporto impresa-education: è necessario infondere ai giovani serenità verso il futuro (il mondo del lavoro e ‘dei grandi’ non deve spaventare), puntare sulla formazione degli adulti (in Piemonte occorre investire come regione e imprese); favorire l’orientamento (per aiutare gli studenti nelle loro scelte); creare interazione e community tra imprese e scuole (facilitando il confronto e il dialogo inter-impresa e inter-scuola); aumentare una eterogeneità di background e di preparazione (tesa allo sviluppo di competenze comportamentali, accanto a quelle di natura tecnica); prendere consapevolezza del fatto che il rapporto impresa-scuola è determinato da tanti attori (le famiglie, per esempio, hanno un ruolo determinante nella relazione imprese-scuola); comunicare meglio esigenze e caratteristiche delle imprese (lungimirante sotto questo aspetto l’iniziativa ‘Fabbriche aperte’); occorre che le imprese siano più capaci a valorizzare le persone (non solo in riferimento alle competenze tecniche); rivedere i modelli didattici (puntando su valori e comportamento); essere maggiormente capaci e orientati a fare sistema (per aumentare il valore delle varie iniziative già esistenti e per crearne di nuove che siano coerenti con gli obiettivi del sistema impresa-education).
Degne di nota le considerazioni emerse nell’ambito del workshop su impresa – sport e cultura. Poste in evidenza le principali ragioni che inducono l’impresa a investire nello sport e nella cultura in provincia di Cuneo. Se s’investe in sport per visibilità, comunicazione (diffusione dei valori aziendali), ritorno commerciale (aumento delle vendite nel territorio), incremento dell’attività fisica dei propri dipendenti per migliorarne il benessere psico-fisico, desiderio di sviluppare l’attività sportiva a livello giovanile nelle discipline di cui l’imprenditore è appassionato e per voler dare un beneficio alla comunità, lo si fa anche in cultura per visibilità, per diffondere un messaggio positivo alla comunità con ritorno in termini di immagine sul territorio; per concedere un benefit ai dipendenti; per finalità di co-marketing, con il desiderio di formare i giovani in modo innovativo ed efficace o per una strategia mirata a valorizzare il patrimonio culturale, proponendosi come attori del settore cultura.
In materia di ricerca e innovazione, nel chiedersi dove vorrà essere la Granda tra un decennio (a ‘fare cose nuove’ rafforzando le eccellenze già presenti) è emerso come debbano essere soprattutto i differenti attori del territorio a doversi impegnare, prima della politica, per favorire il coordinamento della ricerca e dell’innovazione (reti di imprese, nuovi modelli di organizzazione dell’innovazione), per promuovere ‘eventi’ (dentro il territorio e le ‘visite’ esterne, per capire cosa c’è fuori, per far vedere fuori cosa c’è nel territorio) e per creare iniziative capaci di assorbire e valorizzare il capitale umano, favorendo una cultura manageriale innovativa; ma occorre seguire l’esempio delle imprese maggiori e promuovere la capacità di ‘domandare’ e di ‘usare’ l’innovazione.
“Un convegno, quello proposto, che è stato occasione per riflettere sul tema della condivisione e dell’importanza di fare rete, prendendo spunto dall’esperienza di alcune delle nostre più illustri realtà imprenditoriali che hanno, concedetemi il termine, ‘esportato’ la Granda nel mondo – afferma il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola -. Efficienza, qualità e identità territoriale sono, infatti, i fattori chiave attraverso cui si realizza quello che definiamo il ‘modello Cuneo’. Contrariamente a quanto si può pensare, la globalizzazione, pur ponendo una sfida importante e complessa, non ha inciso per le nostre imprese sulla rilevanza del territorio di origine, bensì l’ha rafforzata. Territorio e impresa possono avere uno sviluppo positivo solo insieme e devono, per così dire, ‘prendersi cura l’uno dell’altro’. Il primo deve offrire all’impresa le migliori condizioni materiali e immateriali per competere; l’impresa, a sua volta, deve impegnarsi per rappresentare strutturalmente un volano di sviluppo del territorio in cui è localizzata. E se la creazione di valore economico, di fatto, rimane il fine primario dell’impresa, non può essere il suo fine ultimo: il successo competitivo e la ricchezza creata devono essere funzionali anche allo sviluppo organico della comunità di cui essa è parte. Ciò che si realizza sempre più spesso, e nella nostra provincia in modo particolare, è la creazione di uno shared value, un valore condiviso, una relazione che mette insieme l’impresa e il territorio, gli stakeholders e gli amministratori pubblici, i prodotti e i consumatori, i processi e la comunità, in un circolo virtuoso in cui tutti i soggetti coinvolti hanno qualcosa da guadagnare”.
Parole e tesi pienamente sostenute anche dall’amministratore delegato del Gruppo Egea, Pierpaolo Carini, da sempre sostenitore di un rapporto più smart tra impresa e territorio: “Durante i dieci anni caratterizzati dalla crisi si è assistito a un rallentamento degli investimenti; parallelamente si è verificata un’evoluzione importante dal punto di vista tecnico-scientifico. L’affacciarsi di un nuovo periodo di sviluppo crea oggi, quindi, grandi e rinnovate opportunità. Nel contempo, il forte allargamento della base della conoscenza (sempre più estesa, sempre più diffusa a fasce sociali progressivamente più ampie e a diversi settori, sempre più in veloce evoluzione) pone anche una vera e propria questione di gestione e regolazione di dati e, più in generale, dell’informazione stessa. Se alle Pubbliche Amministrazioni certamente deve competere un fondamentale ruolo di grande programmazione, sempre più essenziale risulterà il contributo del sistema delle imprese ‘sane’ che, dotate di capacità finanziarie, organizzative e tecniche, potranno e dovranno incidere in modo determinante nel nuovo sviluppo della nostra società. In questo, il contributo di aziende di ogni dimensione, particolarmente caratterizzate, anche grazie ai propri azionisti, dall’esprimere il tessuto sociale in cui sorgono e in cui operano, costituisce per la provincia di Cuneo e per l’intera ‘provincia’ del Nord-Ovest una eccezionale opportunità di sviluppo ‘smart’, complementare e rafforzativo di quello delle aree metropolitane”.
Il direttore di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio, riassume così i lavori: “Da questo convegno emerge chiaramente come la nostra provincia si candidi a tutti gli effetti ad essere un vero e proprio modello di ‘Smart Country’ verso il quale il territorio, unito, tende. La nostra specificità è stata quella di avere imprese molto forti su un territorio composto da piccoli comuni molto ricettivi: così è nato uno sviluppo impensabile su una regione che solo fino a 50 anni fa era quella della malòra”.
L’evento, che si è avvalso del contributo scientifico di SDA Bocconi, si è aperto con i saluti di Federico Borgna (presidente Provincia di Cuneo) e Ferruccio Dardanello (presidente CCIAA di Cuneo). L’analisi dei working papers è stata preceduta dalla presentazione del Quaderno “Granda e Smart” da parte di Giandomenico Genta (presidente Fondazione Crc). Hanno impreziosito i lavori, gli interventi e le considerazioni sul tema da parte di Edo Milanesio (direttore del personale Ferrero spa), Paolo Merlo (amministratore delegato Merlo spa), Giuseppe Miroglio (presidente Gruppo Miroglio), Alberto Balocco (presidente Balocco spa), Roberta Ceretto (Comunicazione&Marketing Ceretto Aziende Vitivinicole) e Giulio Sapelli (Economista). Stefano Pan (vice presidente nazionale di Confindustria, responsabile delle Politiche Regionali), Giovanni Vetritto (direttore generale Affari Regionali e Autonomie della presidenza del Consiglio dei Ministri), Fulvio Martusciello (Commissione per i problemi economici Parlamento Europeo) hanno infine analizzato i temi e gli spunti emersi fornendo le proprie prospettive istituzionali.